La Psicologia dello Sport aiuta le persone ad allenare la mente, esattamente come un tecnico sportivo aiuta le persone ad allenare i muscoli.
Si, perché il nostro cervello, funziona esattamente come un muscolo: un muscolo, quando si aziona crea dei movimenti, movimenti che a volte portano ad un gesto efficace e funzionale e altre volte a gesti inefficaci e disfunzionali; movimenti che a forza di ripetersi diventano automatismi, automatismi che posso dunque essere efficaci o inefficaci.
In ugual misura, il nostro cervello, lavorando, crea dei pensieri, pensieri che portano ad emozioni, emozioni che a volte sono efficaci e funzionali, e altre volte sono inefficaci e disfunzionali; pensieri, che esattamente come i movimenti, a forza di ripetersi diventano automatismi, che possono anche loro essere efficaci o inefficaci.
Ma quali sono questi pensieri inefficaci e disfunzionali che con il tempo possono diventare automatismi?
Ce ne sono tanti, tantissimi: l’ansia per esempio, è un’emozione figlia di un pensiero disfunzionale; una bassa autostima è un pensiero disfunzionale: un pensiero che arriva quando abbiamo la percezione di non essere in grado di fare qualcosa anche se in realtà le potenzialità per farla ci sono. Un pensiero disfunzionale lo facciamo anche quando per anni accettiamo di non piacerci, non piacerci dentro o non piacerci fuori; ma non facciamo nulla per anni e anni, dando vita così ad un vero e proprio automatismo di pensiero disfunzionale. Sono questi alcuni dei pensieri che limitano la nostra prestazione e il nostro benessere, e spesso, di questi pensieri, non ne siamo neppure consapevoli.
La psicologia dello sport ha l’obiettivo di favorire negli atleti la consapevolezza dei propri punti di forza e delle proprie aree di miglioramento, e partendo da questa consapevolezza dà gli strumenti necessari a cambiare quei pensieri e automatismi disfunzionali.